Foto: Eva Leš // mons. Želimir Puljić i kardinal Pietro Parolin
Zagreb (IKA)
Zagabria, 11 maggio 2022
Eminenza,
Cari Fratelli nell’Episcopato,
Sono molto lieto di potermi trovare di nuovo tra Voi, pastori della Chiesa cattolica in Croazia, durante questa prima tappa della mia visita a Zagabria. Vi saluto cordialmente, ringraziando il Vostro Presidente, S.E. Mons. Želimir Puljić per le cordiali parole di benvenuto e per avermi invitato a Zagabria, e tutti Voi per avermi offerto questo momento di incontro e di condivisione fraterna. Il Santo Padre mi ha chiesto di trasmetterVi i Suoi saluti, assicurando la Sua vicinanza a Voi e alla Chiesa in Croazia e, in modo particolare, all’Arcidiocesi di Zagabria ed alla Diocesi di Sisak, che continuano il lavoro di ricostruzione in seguito ai terremoti del 2020.
Nel corso dei secoli, il popolo croato ha sempre manifestato un’innegabile fedeltà alla Sede Apostolica. D’altra parte, tanti Pontefici hanno avuto a cuore l’incremento degli strettissimi legami con il popolo croato ed hanno mostrato innumerevoli segni di benevolenza verso questa Chiesa e questa terra.
Dopo gli anni della dittatura comunista, durante cui si è fatto di tutto, attraverso persecuzioni sanguinose e sistematiche, per troncare il legame della popolazione croata con i Successori di San Pietro, il 25 giugno 1991, la Croazia, assieme con la Slovenia, ha proclamato la propria indipendenza dall’allora Jugoslavia. Uno dei segni concreti di vicinanza della Santa Sede al popolo croato è stato proprio il riconoscimento dell’indipendenza della Croazia, avvenuto il 13 gennaio 1992. Com’è noto, la Santa Sede è stata tra i primi a compiere questo passo e, meno di un mese dopo, l’8 febbraio 1992, la Santa Sede e la Croazia hanno stabilito le relazioni diplomatiche, le prime nella storia più che millenaria della Nazione croata.
Come non ricordare in quest’occasione la particolare vicinanza del Santo Papa Slavo Giovanni Paolo II, che ben tre volte ha visitato questa terra. Egli non era visto dai croati solo come Papa, ma come un eccezionale amico. Durante la Sua prima Visita a Zagabria, Giovanni Paolo II, rivolgendosi ai Vescovi, ha affermato: “Si dice (…) che i Croati sono venuti da Cracovia: c’è la cosiddetta ‘Croazia Bianca’. Essi sono poi scesi verso il Sud e hanno occupato i territori che costituiscono la Croazia di oggi. Si capisce adesso perché il Papa venuto da Cracovia, viene per questi novecento anni della Cattedrale di Zagabria. Così abbiamo un circolo chiuso tra la ‘Croazia Bianca’, la Croazia attuale e il Papa della ‘Croazia Bianca’ che viene in Croazia”[1].
In questi 30 anni, il Paese e la Chiesa locale hanno compiuto passi molto importanti, che la Santa Sede ha seguito con viva attenzione. Dopo pochi anni dall’indipendenza, il Governo ha riconosciuto lo speciale ruolo storico e culturale della Chiesa locale, nonché la sua posizione sociale, ed ha siglato e ratificato quattro Accordi bilaterali con la Santa Sede, tra il 1996 del 1998. Sono stati eretti l’Ordinariato Militare e 5 altre Diocesi. Nelle scuole è tornato l’insegnamento della religione e quello della Teologia nelle Università statali. È stata aperta l’Università Cattolica Croata a Zagabria, come pure diverse scuole cattoliche e sono state costruite o rinnovate numerose chiese.
Grazie al comune impegno, si sono instaurati buoni rapporti tra la Chiesa e lo Stato. La recente iniziativa delle riunioni semestrali a livello di Primo Ministro e di Consiglio permanente di codesta Conferenza Episcopale, contribuisce a migliorare ulteriormente la collaborazione tra le due Istituzioni. Ho appreso, con soddisfazione, che uno dei risultati del dialogo tra la Chiesa e lo Stato è la firma dell’Accordo sulla Caritas della Chiesa cattolica nella Repubblica di Croazia, avvenuta il 18 marzo scorso, implementando così l’articolo 17 dell’Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica di Croazia circa questioni giuridiche, del 1996.
A tutto ciò, bisogna aggiungere diverse ed importanti iniziative pastorali come, per esempio, le giornate nazionali delle famiglie cattoliche o quelle della gioventù cattolica. Infine, è da apprezzare l’impegno della Chiesa croata, grazie a cui in questi ultimi anni è stato elaborato un programma di protezione delle persone minorenni e vulnerabili.
“Che cosa renderò al Signore per tutti i benefici che mi ha fatto? Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore. Adempirò i miei voti al Signore,
davanti a tutto il suo popolo” (Ps 116, 12-14). Mi piace ricordare questo versetto del Salmo 116, mentre penso quanto questa matura e ben strutturata Chiesa ha raggiunto in questi 30 anni.
Cari confratelli, tale ricca eredità è nelle Vostre mani e Voi siete chiamati a salvaguardarla ed a renderla ancora più fruttuosa, ricordando il passato, vivendo il presente, generando il futuro, così come ci insegna Papa Francesco: “Affinché il ricordare non diventi una prigione del passato, abbiamo bisogno di un altro verbo: generare. L’umile – l’uomo umile, la donna umile – ha a cuore anche il futuro, non solo il passato, perché sa guardare avanti, sa guardare i germogli, con la memoria carica di gratitudine. L’umile genera, invita e spinge verso ciò che non si conosce. Invece il superbo ripete, si irrigidisce – la rigidità è una perversione, è una perversione attuale – e si chiude nella sua ripetizione, si sente sicuro di ciò che conosce e teme il nuovo perché non può controllarlo, se ne sente destabilizzato… perché ha perso la memoria. L’umile accetta di essere messo in discussione, si apre alla novità e lo fa perché si sente forte di ciò che lo precede, delle sue radici, della sua appartenenza. Il suo presente è abitato da un passato che lo apre al futuro con speranza. A differenza del superbo, sa che né i suoi meriti né le sue ‘buone abitudini’ sono il principio e il fondamento della sua esistenza; perciò è capace di avere fiducia; il superbo non ne ha”[2].
Cari fratelli, ho cercato di ripercorrere con Voi sinteticamente questi 30 anni ed ora avrei piacere di ascoltarVi. So che portate avanti con entusiasmo il Vostro ministero di Pastori, curando il popolo di Dio, i sacerdoti, i seminaristi, e questo Vi fa onore
Affido alla Madonna di Marija Bistrica, nostra Madre, ed al Beato Alojzije Stepinac, figlio di questa terra, il vostro lavoro apostolico, perché Vi proteggano e Vi sostengano. Da parte mia assicuro la preghiera, confidando anch’io nel Vostro ricordo orante.
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[1] Papa Giovanni Paolo II, Breve saluto durante l’incontro con i Vescovi, Arcivescovado di Zagabria, il 10 settembre 1994.
[2] Papa Francesco, Discorso ai membri del Collegio Cardinalizio e della Curia Romana, per la presentazione degli auguri natalizi, Aula della Benedizione, il 23 dicembre 2021.