Istina je prava novost.

Il Cardinale Parolin ha celebrato la Santa Messa a Zagabria

Il Segretario di Stato della Santa Sede, il Cardinale Pietro Parolin, è in visita in Croazia in occasione del 30° anniversario del riconoscimento dell'indipedenza della Repubblica di Croazia e del 25esimo anniversario della ratifica di Tre Accordi tra la Santa Sede e la Croazia. Il mercoledì l'11 maggio il Cardinale Parolin ha presieduto la Santa Messa a Zagabria, capitale della Croazia. Nel corso della celebrazione eucaristica ha pronunciato la seguente omelia.

OMELIA – S. Messa a Zagabria

S.Em. il Card. Pietro PAROLIN

Segretario di Stato

11 maggio 2022

 

Letture liturgiche:

Atti 12, 24–13,5a; Sal 67, 2-3.5-6.8; Gv 12, 44-50

 

Eminenza, Eccellenze

Autorità civili e religiose

Cari fratelli e sorelle in Cristo

1. Vivendo la Pasqua nello Spirito

In questo tempo pasquale seguiamo i passi della Chiesa nei suoi inizi.

Sono i passi della Chiesa che nasce e rinasce, annuncia la gioia e la salvezza, racconta le esperienze degli uomini che hanno incontrato il Vivente e che hanno vissuto la comunione con il Signore risorto (Atti degli Apostoli).

Lo stesso mistero lo viviamo anche noi, oggi, partecipi della presenza di Cristo, anzi – incorporati nel suo Corpo.

La Pasqua del Signore è anche la nostra Pasqua; è il ‘passare oltre’, l’oltrepassare i limiti del visibile e mortale, dell’umano e provvisorio per entrare e vivere nella vita divina.

Questo Passaggio ci dice che ogni crisi, nella quale la morte cerca di dominare la vita, per mezzo di Cristo viene trasformata e porta ad una inaspettata rinascita.

Infatti, abbiamo sentito che “la parola di Dio cresceva e si diffondeva” e con essa la Chiesa che si articolava in vari servizi, strettamente connessi con la vocazione e con lo Spirito, attraverso la preghiera e il digiuno della Chiesa. Vi sono presenti gesti semplici nella comunità dei discepoli che rivelano il modo del vivere e del confidare nel Signore. Dio, tramite il suo Spirito, chiama e invia ad aedificationem Ecclesiae.

 2. Attingendo la Luce

La parte del Vangelo annunciato è come una conclusione, una risposta concisa alla domanda di quei Greci che si erano avvicinati ai discepoli chiedendo di poter vedere Gesù, e Gesù dichiara: Chi vede me, vede il Padre. Chi crede in me, crede in colui che mi ha mandato.

Alcuni esegeti vedono qui una sintesi di tutto il Vangelo secondo Giovanni.

Vengono collegati, infatti, il mistero dell’Incarnazione e della Redenzione. Gesù è una chiara risposta alle oscurità, apre orizzonti nuovi e nessuno deve rimanere nelle tenebre: “Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre“. La Luce non è venuta per condannare. Essa non può condannare, soltanto illumina. “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9), aveva detto Giovanni nel Prologo del suo Vangelo. La luce aiuta a discernere, fa capire, avvicina. Il giudizio – spiega Gesù – avviene nell’accogliere o nel respingere. La Luce favorisce l’accogliere e il respingere, perché manifesta, fa vedere presenze e parti nascoste, coperte dalle tenebre.

Nel Vangelo Gesù spiega la sua relazione con il Padre, inseparabile, rivelata per noi in modo tale di poter in Lui vedere il Padre. La fede in Gesù e la fede nel Padre. Nonostante tale vicinanza l’uomo può non rispondere, non riconoscere, perfino rifiutare: “la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta” (Gv 1,5), dice ancora il Prologo dello stesso evangelista. Siamo nel centro del mistero della relazione tra uomo e Dio, il mistero della nostra libertà che si può spingere fino al rifiutare la misericordia del Padre. A non vedere ciò che si è reso visibile.

Papa Francesco commentando questo brano dice:

“La venuta di Gesù nel mondo provoca una scelta: chi sceglie le tenebre va incontro a un giudizio di condanna, chi sceglie la luce avrà un giudizio di salvezza. Il giudizio sempre è la conseguenza della scelta libera di ciascuno: chi pratica il male cerca le tenebre, il male sempre si nasconde, si copre. Chi fa la verità, cioè pratica il bene, viene alla luce, illumina le strade della vita. Chi cammina nella luce, chi si avvicina alla luce, non può fare altro che buone opere “ (Angelus, 14 marzo 2021).

In un’altra occasione approfondiva questo concetto spiegando:

Il Signore ci salva dalle tenebre che noi abbiamo dentro, dalle tenebre della vita quotidiana, della vita sociale, della vita politica, della vita nazionale, internazionale… Tante tenebre ci sono, dentro. E il Signore ci salva. Ma ci chiede di vederle, prima; avere il coraggio di vedere le nostre tenebre perché la luce del Signore entri e ci salvi. Non abbiamo paura del Signore: è molto buono, è mite, è vicino a noi. È venuto per salvarci. Non abbiamo paura della luce di Gesù (Omelia, Casa Santa Marta, 6 maggio 2020).

Anche noi abbiamo visto i segni di Gesù. Siamo chiamati ad unirci a coloro per i quali la luce splende, che lasciano le tenebre e ricevono il potere di diventare figli di Dio (cf. Gv 1, 9-13).

3. Incontrando le tenebre permeati dalla Luce

Nella Parola di Dio troviamo la luce per la vita della Chiesa in ogni tempo. Il Cristo risorto è la luce del mondo; chi lo accoglie introduce nella vita questa Luce con la quale le tenebre non possono sussistere.

È quella luce che ci permette di vedere anche nelle tenebre in cui siamo immersi.

Le tenebre della guerra oscurano anche il lume della ragione umana e sembrano sconfiggere addirittura il buon senso. Negli ultimi due anni abbiamo vissuto nelle tenebre della pandemia di fronte alla quale ci siamo trovati all’oscuro, senza sapere come agire, senza sapere bene che fare. Ogni tentativo di soluzione sembrava inadeguato. Qui in Croazia, specialmente nella Arcidiocesi di Zagabria e nella Diocesi di Sisak, avete sofferto, inoltre, l’esperienza di due devastanti terremoti (nel marzo e dicembre del 2020), come lo dimostra anche questo spazio liturgico provvisorio, costruito perché la Chiesa possa continuare ad attingere la Luce ed essere rafforzata dalla Luce.

In tali esperienze ‘tenebrose’ ci troviamo disorientati: incertezze, confusioni, allontanamenti, chiusure, solitudini, ansie e disperazioni, che spesso producono individualismo, egoismo, inimicizie, distruzioni, tutto quello che proviene dai cuori umani avvolti dalle tenebre e che, in una parola sola, possiamo definire “crisi”. Ma le crisi invitano al discernimento, perché necessitano di chiarimenti, scelte e decisioni.

La luce che proviene e che ci è stata donata nella Pasqua di Cristo e che continua nel Corpo di Cristo fa di noi presenza viva della Luce nel ministero della consolazione, della solidarietà autentica e dell’orizzonte della vita nuova nello Spirito.

Mentre guardiamo le ferite nel Corpo di Cristo che brillano nella vittoria pasquale, vediamo anche le molte ferite di questo mondo. Trovandoci qui, in questo spazio provvisorio, pur nella sua armoniosa dignità, sperimentiamo il desiderio e anche una certa nostalgia della bellezza eterna, che trascende lo spazio e il tempo ed esprime la Luce, perché ogni bellezza è generata dallo spirito. Allo stesso tempo tale provvisorietà ci ricorda di relativizzare il materiale e ci porta al fondo della realtà e all’essenziale: la luce splende nelle tenebre (cf. Gv 1, 5).

In ogni rito battesimale si dice: Ricevi la luce di Cristo! Questa luce fa meraviglie anche nei nostri giorni. Data a noi, tramite noi, dissipa le tenebre, in modo particolare quando mettiamo insieme le nostre fiamme personali e camminiamo come Chiesa nella quale ogni uomo può incontrare e sperimentare un anticipo di paradiso, del Regno di Dio che la Pasqua di Cristo ha già reso presente in mezzo a noi.

4. Camminando con la Luce – sinodalità

La luce di Cristo oggi è affidata a noi. È una responsabilità, certamente, ma prima di ogni altra cosa è gioia.  Cristo è l’unico che ci infonde la gioia vera.

I santi e beati ne sono chiari esempi. E non solo: loro ci stanno accanto come modelli ed intercessori nel nostro vivere quotidiano. Il cammino sinodale che abbiamo intrapreso a livello di Chiesa universale – e che qui a Zagabria avevate già iniziato da tempo -, è la vita della Chiesa di oggi e lo vogliamo vivere come cammino con la Luce e nella Luce, che si rende visibile soprattutto nella santità.

Mi è stato segnalato che proprio in questi giorni nel vostro Calendario liturgico nazionale si celebrano memorie significative in questo senso:

Ieri (10. maggio) era la memoria della Madonna di Trsat/Tersatto – Rijeka, strettamente collegata con il mistero dell’Incarnazione, della vita di Gesù a Nazaret, nella casa terrena con sua Madre e san Giuseppe. Una vicinanza familiare, fondamentale, che collega la vita sulla terra e la vita eterna e che è di luce soprattutto per quella “santità della porta accanto”, cioè ordinaria, di cui parla spesso Papa Francesco.

Nello stesso giorno si poteva celebrare la memoria del Beato Ivan Merz, un laico giovane straordinario, impegnato seriamente nella vita della Chiesa, con una sensibilità particolare per la relazione del cristianesimo e la cultura contemporanea. Nella propria ricchezza spirituale ha attirato e ispirato molti giovani a riconoscere Cristo quale luce della loro vita.

Domani celebrate san Leopoldo Bogdan Mandić, servo umile e testimone della misericordia divina, anzitutto nel sacramento della riconciliazione, nel quale si incontra la debolezza umana e la potenza divina, il peccato come fonte delle tenebre e l’amore come fonte della luce. Il suo esempio ci mostra le profondità per non dimenticare qual è la forza della Chiesa, per allontanarci dalle superficialità che oscurano il Mistero.

Dopodomani rivolgiamo i nostri cuori alla Madre, celebrando la Madonna di Fatima. Ispirato proprio dalla sua vicinanza, poco tempo fa (Solennità dell’Annunciazione del Signore, 25. marzo 2022), papa Francesco in comunione con tutti i vescovi ha consacrato il mondo intero, specialmente Russia e Ucraina, al Cuore Immacolato della Madonna, implorando la pace, il primo dono del Risorto ai suoi discepoli.

5. Guardando la Luce

In quest’aula liturgica, nonostante la sua provvisorietà, ci sono chiari segni molto toccanti. Il primo è la presenza di Cristo tra di noi, vivo in noi, nella sua Chiesa. Questa sua presenza è espressa anche nell’immagine antica del Cristo Pantocratore. Qui siamo poi sotto lo sguardo della Madonna di Marija Bistrica, patrona nazionale, la nostra Madre celeste che ha vissuto in modo estremo la forza del buio, confidando nella Luce anche quando sembrava sconfitta; rimanendo vicina al suo Figlio che l’ha data a noi e affidato noi a lei, per camminare insieme alla sua luminosità incoraggiante.

Tra questi segni non poteva mancare il testimone della luce di Cristo tanto caro a tutti i croati: il Beato Alojzije Stepinac. In questi tempi di guerra in Europa vale la pena ricorrere alla sua intercessione. Noi oggi come lui allora siamo davanti al male che nasce nei cuori degli uomini e tende ad occupare le menti e le anime.

Nella Colletta di oggi abbiamo pregato: “coloro che hanno sete dei beni promessi da te, Signore, siano sempre ricolmati dell’abbondanza dei tuoi doni”. “Coloro che hanno sete dei beni da te promessi”, sono “Il popolo che camminava nelle tenebre” e che “vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” profetizzò Isaia (Is 9,1). Che anche tutti coloro che hanno accolto la luce della Pasqua possano cantare uniti: “Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia” (Is 9,2).

“Cristo Luce del mondo. Rendiamo grazie a Dio”.