Budi dio naše mreže
Izbornik

Il saluto del cardinale Josip Bozanić ai segretari generali

Zagreb (IKA)

Il saluto dell'arcivescovo di Zagreb e Vice presidente della Conferenza Episcopale Croata cardinale Josip Bozanić a nome della Conferenza Episcopale Croata, all'Incontro dei segretari generali delle conferenze episcopali d'Europa, 30 giugno 2022, Zagreb.

Eccellenza Reverendissima, Nunzio Apostolico in Croazia,
cari confratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari fratelli e sorelle!

1. Porgo un cordiale saluto a tutti voi, qui riuniti nella sede della Conferenza Episcopale Croata.

Siamo grati che avete scelto Zagreb per il 49° Incontro annuale dei Segretari Generali delle Conferenze Episcopali d’Europa. Gradita mi è l’occasione per dare il mio cordiale benvenuto a tutti i Segretari Generali delle Conferenze Episcopali qui presenti. Saluto in particolare il Reverendo Martin Michalíček, Segretario Generale del CCEE e i suoi collaboratori. In questo momento vorrei ricordare il caro Mons. Aldo Giordano, già Segretario Generale del CCEE, che ci ha lasciato recentemente.

Porgo a tutti cordiali saluti a nome della Conferenza Episcopale Croata e del suo Presidente, Mons. Želimir Pulijć, Arcivescovo di Zadar, che ci raggiungerà in serata. La Conferenza Episcopale Croata è composta da 17 unità diocesane che comprendono anche una Eparchia greco-cattolica e l’Ordinariato Militare.

La capitale della Croazia, la Città di Zagreb, ha già ospitato altre volte eventi del CCEE: nell’ottobre 2010 si è tenuta a Zagreb l’Assemblea Plenaria, si sono svolte inoltre riunioni di varie Commissioni e anche alcune riunioni della Presidenza durante i miei due mandati di Vice Presidente del CCEE (dal 2001 al 2011).

2. Negli ultimi due anni è cambiata la vita dei nostri Paesi a causa della pandemia del Covid-19. Noi a Zagreb e nella parte nord occidentale della Croazia siamo stati anche colpiti dai terremoti del 22 marzo 2020 e del 29 dicembre 2020. Il grave fenomeno sismico ha colpito specialmente l’Arcidiocesi di Zagreb e la Diocesi di Sisak, come anche le Diocesi confinanti. In tutto il territorio colpito dai sisma ci sono tante abitazioni danneggiate, come pure molte chiese, scuole e centri amministrativi. A Zagreb è danneggiato in modo considerevole soprattutto il Centro storico e la zona nord-est della Città. Sono danneggiati i luoghi di abitazione della gente e i centri delle istituzioni statali, culturali e di culto. La nostra Cattedrale, per noi simbolo nazionale, luogo importante per la fede del nostro popolo, ha subito ingenti danni ed è inagibile.

In queste circostanze abbiamo sperimentato che la vitalità della Chiesa ha aiutato a creare la capacità di resistenza dei singoli, delle comunità e della società dinanzi alla gravità degli eventi. La Chiesa è viva dove si celebra l’Eucarestia, dove si vive la vita sacramentale, dove si confessa, dove si pratica la carità concreta verso i bisognosi. Ci ha sorpreso in particolare la generosità dei nostri giovani, che dopo i terremoti e durante la pandemia, si sono resi disponibili ad aiutare chi era in difficoltà.

Nel tempo della pandemia hanno sofferto in modo particolare i ragazzi e i giovani a causa delle restrizioni, dell’impossibilità di incontrarsi. Per questo motivo si annoverano con gioia quest’anno durante l’estate tante proposte di raduni giovanili con programmi di formazione, campi estivi e altre iniziative. A questo proposito vale ricordare un importante evento che si è tenuto a Zagreb nella vigilia di Pentecoste. Si tratta di un concerto di musica spirituale che ha riunito tantissime persone, soprattutto giovani, non solo della Città di Zagreb, ma anche da diverse parti del Paese. Questo pure è stato espressione del riunirsi insieme e del vivere la sinodalità della Chiesa. Il ritrovarsi e camminare insieme è sostenuto e allo stesso tempo mosso dalla speranza di riprendersi, di rinnovare la realtà della vita quotidiana.

3. Cari fratelli e sorelle, il tema del vostro incontro è la Chiesa in Europa in cammino sinodale, considerando l’invito di Papa Francesco che ha dato avvio al percorso sinodale per la Chiesa Universale. Possiamo dire che la dinamica sinodale ha sempre accompagnato l’attività del CCEE dal suo inizio. Infatti la Chiesa è costitutivamente sinodale e ogni azione veramente ecclesiale ha in sé questa dinamica, che è quella che permette di porsi in obbedienza allo Spirito Santo.

Come Chiesa di Zagreb abbiamo celebrato negli ultimi anni il Sinodo arcidiocesano, che ora si continua nel percorso sinodale della Chiesa Universale, e che concluderemo nell’autunno di quest’anno.

Il CCEE dal suo inizio proviene dall’ascolto di varie realtà ecclesiali e porta i tratti delle storie, delle sfumature e delle lingue dei paesi europei. I rapporti che si intrecciano nella sede del CCEE, ciò che si riflette, ricerca e costruisce assieme, proviene dall’ascolto della vita delle nostre Chiese e viene arricchito dallo scambio dei doni, dalla comunione vissuta, dall’incontro reciproco.

La preoccupazione pastorale delle Chiese in Europa, i temi affrontati dal CCEE, l’attività delle varie commissioni, i frutti di tanta ricerca, che ora siamo soliti ritenere come dati di fatto e che ci sono comuni e ordinari, sono nati dopo il Concilio Vaticano II, proprio da particolari intuizioni dinanzi alle sfide che vedeva coinvolto il Popolo di Dio e le nostre società.

Il Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa è un utile strumento di comunione per la Chiesa che è in Europa e come tale è aperto a ogni approfondimento della dinamica sinodale per rendere la comunione più vera, la partecipazione più ampia e la missione della Chiesa più efficace. Nel corso degli anni passati, grazie anche all’attività del CCEE, è aumentata la solidarietà delle nostre Chiese particolari e la loro comunione spirituale.

4. L’avvio del cammino sinodale per la Chiesa Universale, sollecitato da Papa Francesco, in questo momento storico appare un atto profetico della Chiesa attenta ai segni dei tempi. Viene proposto un percorso insieme a livello di tutta la Chiesa, che raggiunge ogni terra, popolazione e situazione umana. Tutto ciò si rivela uno spazio privilegiato per costruire la pace di cui il mondo ha tanto bisogno e a cui l’Europa tanto anela in questo frangente storico.

Non possiamo non considerare ciò che sta succedendo negli ultimi mesi in Ucraina. Siamo testimoni di una tragedia umana, di uno scenario di guerra che porta con sé morte, sofferenze, famiglie distrutte, intere popolazioni costrette a lasciare le loro abitazioni per cercare rifugio altrove, uomini costretti a combattere, devastazione… Ci si pone la domanda: dove sta andando l’Europa? Dove si è arrestato il progetto di un’Europa unita? Il progetto di un’Europa unita è nato proprio per allontanare il flagello della guerra dal suolo europeo. Purtroppo, tra l’altro, ha mostrato i suoi limiti negli anni Novanta, proprio in questa parte dell’Europa.

Ciò che stiamo assistendo al presente sembra un ritorno a processi che credevamo passati. L’equilibrio mondiale, attraverso questo conflitto, sembra stia dirigendosi nella direzione del ricostituirsi di blocchi contrapposti. Forse si può dire che si stanno sgretolando elementi che sono stati conquistati dall’umanità negli ultimi decenni. Il fenomeno della globalizzazione, per quanto ambivalente e complesso, aveva condotto alla consapevolezza dell’interdipendenza tra i popoli. La Chiesa a questo proposito ha sempre agito e sollecitato che le relazioni di interdipendenza si trasformassero in relazioni di dialogo reciproco e di solidarietà, come dimensioni che sono anima dello sviluppo umano.

Nel momento straordinario di preghiera in tempo di Epidemia, il 27 marzo 2020, Papa Francesco aveva detto: «Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda».

5. Dinanzi a scenari così complessi comunque siamo invitati a non perdere la speranza. La nostra fiducia si basa sulla fedeltà divina, che non abbandona il corso della storia e il destino dell’uomo. Dio, anzi, è venuto a prenderne parte in Gesù Cristo. Egli è l’Uomo Perfetto. Nel Suo amore per l’umanità vanno ricercati i percorsi per affrontare le sfide del presente. L’amore, la carità, il riconoscersi fratelli sicuramente sono vie di speranza che hanno la loro origine in Cristo e che sollevano le vicende umane.

Oggi, nella memoria dei Santi Primi Martiri romani, veniamo incoraggiati dall’offerta della loro vita. Loro non hanno temuto di seguire il Signore fino alla Croce. Oggi, tutti i Santi Martiri del nostro Continente sono luce di speranza per il nostro cammino.

Cari fratelli e sorelle, vi auguro di cuore un buon soggiorno nel nostro Paese e nella nostra Città e vi auguro che il lavoro di questi giorni possa essere fruttuoso.