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L'omelia del cardinale Josip Bozanić alla messa durante l'Incontro dei Segretari Generali

Zagreb (IKA)

L'omelia dell'Arcivescovo di Zagreb e Vice Presidente della Conferenza Episcopale Croata cardinale Josip Bozanić alla messa durante l'Incontro dei Segretari Generali delle conferenze episcopali in Zagreb, 30 giugno 2022.

Letture: Am 7,10-17; Sal 18 (19); Mt 9,1-8

Cari confratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio!
Cari fratelli e sorelle in Cristo!

1. La Parola di Dio che abbiamo appena ascoltato ci dona vari spunti di riflessione.

Incominciando dal Vangelo mi permetto delle osservazioni: subito dalle prime righe del Vangelo, si nota una contrapposizione tra il movimento e l’essere immobili. Gesù sale, passa, giunge … Gesù è in continuo movimento e si incontra con un paralitico. Nel paralitico possiamo vedere raccolte le immobilità e le paralisi dell’uomo, l’incapacità di muoversi, soprattutto quella di andare verso gli altri, di disporre la propria vita a servizio degli altri.

Nell’immagine di Gesù, nel suo movimento e anche in quello di coloro che gli portano il paralitico, appare l’immagine della Chiesa che papa Francesco ama ricordarci: una Chiesa che è missione, si muove verso gli altri, sa ascoltare le necessità degli altri, anche quelle profonde. Papa Francesco dice nella Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium : «A questo essa (la Chiesa) è stata chiamata: per annunciare il Vangelo del Figlio di Dio, Cristo Signore, e suscitare con esso in tutte le genti l’ascolto della fede (cfr Rm 1,1-5; Gal 3,5). La Chiesa adempie il suo mandato soprattutto quando testimonia, in parole e opere, la misericordia che ella stessa gratuitamente ha ricevuto» (PE 1).

Dinanzi all’immagine di una Chiesa in movimento, in ascolto, in ricerca, tesa alla comprensione e a portare soccorso alle ferite dell’umanità, ognuno avverte probabilmente la necessità di farsi perdonare delle immobilità, quando non si è in grado di mettersi in movimento, di essere a servizio degli uomini.

Il miracolo contenuto nelle parole “ Alzati e cammina” si ripete ancora nella grazia e nella forza dello Spirito Santo che unisce l’andare umano al mistero pasquale del Signore. Questa è la vita ecclesiale, quello che la Chiesa vive e annuncia. Questa è la Chiesa in cammino, che raduna coloro che sono raggiunti dalla grazia e li pone insieme in movimento. Perché la Chiesa rimanga in vero cammino sinodale è chiamata a rimettersi sempre di nuovo nella grazia di Dio. Da qui tutto ha inizio, qui si trova la vera presenza di Dio, qui si incontra ciò che è autentico.

2. La prima lettura ci offre ulteriori approfondimenti. Nel brano del profeta Amos, nello scontro tra il sacerdote Amasia e il profeta, con il coinvolgimento del re di Israele, si può dire che vengono presi in considerazione il potere religioso, quello temporale e la profezia. Tra il potere religioso e quello temporale c’è un intreccio non chiaro, più di complicità che di apertura alla verità. In questa complicità si vogliono porre dei limiti alla profezia. L’uomo determina lo spazio in cui deve agire lo Spirito e determina anche ciò che deve indicare, con il rischio appunto di soffocare lo Spirito e di allontanarsi dalla Verità.

L’umiltà di Dio, che in questo brano possiamo riconoscere dalle semplici origini del profeta, ci pone sempre dinanzi alla tentazione di gestire noi Dio, come vogliamo. Ci vuole tanta sincerità interiore per ascoltare veramente lo Spirito, per trasformare la complicità in comunione, per trasformare il cammino comune in sinodalità. Ogni credente è chiamato a vivere la sua dimensione profetica affinché la Chiesa possa compiere la sua missione.

3. Qui a Zagreb posso testimoniare che la Chiesa riconosce nella figura del Cardinale Martire Alojzije Stepinac un esempio di apertura alla profezia. Le parole di Benedetto XVI nella sua visita Apostolica in Croazia nel 2011 definiscono il Beato Cardinale in questo modo: «intrepido Pastore, esempio di zelo apostolico e di cristiana fermezza, la cui eroica esistenza ancora oggi illumina i fedeli delle Diocesi croate, sostenendone la fede e la vita ecclesiale… Proprio grazie alla sua salda coscienza cristiana, ha saputo resistere ad ogni totalitarismo, diventando nel tempo della dittatura nazista e fascista difensore degli ebrei, degli ortodossi e di tutti i perseguitati, e poi, nel periodo del comunismo, «avvocato» dei suoi fedeli, specialmente dei tanti sacerdoti perseguitati e uccisi. Sì, è diventato «avvocato» di Dio su questa terra, poiché ha tenacemente difeso la verità e il diritto dell’uomo di vivere con Dio». (Discorso di Benedetto XVI in Cattedrale durante la Celebrazione dei Vespri con Vescovi, Sacerdoti, Religiosi, Religiose e Seminaristi e preghiera presso la tomba del Beato Alojzije Viktor Stepinac, 5 giugno 2011)

Cari fratelli e sorelle, preghiamo affinché la Chiesa in Europa in cammino sinodale possa essere aperta allo Spirito Santo, nell’ascolto delle vere necessità dei fratelli. Preghiamo affinché possa essere quale avvocato di Dio nel difendere il diritto dell’uomo di vivere con Dio dinanzi alle ideologie vecchie e nuove, cioè quelle contro l’antrolologia cristiana e dinanzi alle emergenze che colpiscono le popolazioni in Europa e nel mondo.

Preghiamo in questa Celebrazione Eucaristica in particolare per la pace in Ucraina.

Oggi, nella memoria dei Santi Primi Martiri della Chiesa romana, invochiamo Dio di confermarci nella fede perché possiamo accogliere il frutto del loro sacrificio.

La Beata Vergine Maria, Regina dei Martiri e della Pace, interceda per noi.